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SELVINO LANZONI (SELVINO)

 

 

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Lanzoni Selvino (Selvino) di Pietro, comandante di distaccamento, cl. 1926; residente a Villarotta di Luzzara, arruolato l'1/3/1944 nella 77° Brigata S.A.P., impiccato dai tedeschi il 23/3/1945 a Casoni di Luzzara.

 

Nacque a Reggiolo il 12/2/1926, abitò a Casoni, Via Vergari.

 

Provenne da modesta famiglia, lavorò come meccanico tornitore alle Officine Reggiane.

 

Dai superiori e dai suoi compagni di lavoro era stimato e benvoluto per le sue capacità di operaio qualificato e per le sue doti di lavoratore laborioso.

 

La distanza che lo divide dal posto di lavoro non gli permette di avere molto tempo libero.

 

Nelle giornate di festa rimaneva volentieri a parlare con i suoi conterranei della critica situazione in cui si trovava l'Italia fascista ed occupata.

 

Le barbarie del nazifascimo, la guerra, la miseria furono spesso gli argomenti delle sue discussioni.

 

Furono questi discorsi sulla libertà, sull'esigenza di farla finita con la guerra, di conquistare un mondo migliore, che fecero maturare in lui l'idea che non si poteva rimanere indifferenti, che occorreva fare qualche cosa.

 

Finalmente dopo una decisa ricerca di far parte delle formazioni Partigiane, ciò che intimoriva buona parte della popolazione per le paure delle rappresaglie dei tiranni, riuscì a mettersi in collegamento con antifascisti organizzati nella Resistenza Partigiana.

 

Entrato volontariamente a far parte della 77° Brigata S.A.P. F.lli Manfredi partecipò con entusiasmo organizzato a parecchie azioni patriottiche e di sabotaggio.

 

La più delicata ed importante missione che il Comando aveva affidato a lui ed al Partigiano Freddi, era quella di far saltare il deposito di armi e di munizioni che i tedeschi e le brigate nere avevano collocato in zona Pedrocca lungo la strada Tomba sulla via per Casoni esattamente nel punto ove si trova ora la nuova centrale elettrica ed il cippo dei due giovani eroi.

 

La sera del 22 marzo 1945 Selvino e Freddi partirono puntualissimi per portare a termine la delicata, quanto difficile, missione di guerra, che doveva essere compiuta con precisione cronometrica per sfuggire all'occhio vigile della pattuglia di guardia nazifascista.

 

Quella sera non riuscirono a far funzionare il congegno.

 

Era necessario ritirarsi per sfuggire alla cattura e riprendere la difficile impresa la notte successiva.

 

Partì col suo compagno incurante del pericolo e fiducioso delle mine già installate la sera precedente.

 

Sempre ligi ai compiti ed alle missioni inderogabili della guerra partigiana, lungi da loro l'idea seppur viveva il sospetto, di essere stati stati individuati.

 

La sorpresa fu grande.

 

Le guardie tiranne organizzarono l'agguato riuscendo ad arrestare di sorpresa il Lanzoni ed il Freddi, quand'erano intenti a distendere il filo della mina.

 

Catturati i due giovani e gloriosi Partigiani furono portati in piazza a Palidano e presentati come banditi e traditori a quella popolazione anche Selvino, giovane eroe della nostra Resistenza, venne impiccato a notte inoltrata ai pali dei lampioni del monumento ai Caduti della guerra 1915-18 di Casoni.

 

Luminoso esempio di sacrificio, il Lanzoni affrontò l'impiccagione serenamente.

 

I Casonesi, la cittadinanza, mentre onorano questo eroe non possono dimenticare mai il suo martirio per la pace, la libertà, l'indipendenza nazionale.

 

Selvino, oggi noi ti ricordiamo, parliamo di te alla luce di un nuovo sole che irradia il nostro cammino.


Tu come mille e mille eroi del Risorgimento col sacrificio della tua vita hai tracciato la nostra strada verso l'avvenire.

 

 

 

 

 

 

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