Enzo Dalai - :: COMUNE DI LUZZARA ::

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ENZO DALAI (FOLETTO)

 

Enzo Dalai

Dalai Enzo (Foletto) di Antoni, cl.1922, residente a Luzzara, arruolato il 15/9/1944 nella 77ma Brigata S.A.P., fucilato per rappresaglia dai nazi-fascisti a Reggilo il 14/4/1945.

Volgeva il tramonto del trentuno del mese di Maggio del 1922, quando nacque a Luzzara, da genitori di umili condizioni, Enzo.

Il padre era tornato dalla guerra e venne occupato alla mais, officina meccanica nella vicina Suzzara, lavoro che in seguito dovette lasciare perché ostile al movimento politico fascista, e così riprese il suo lavoro di fabbro.

La mamma, oltre ai lavori della casa, le condizioni disagiate la obbligavano a prestare servizio presso una fabbrica artigiana per la lavorazione dei cappelli di paglia.

Enzo era il secondogenito...poi ne nacquero altri. I primi anni della sua giovinezza furono sereni, pur nella miseria, e l'amore e la passione per la scuola, lo trovavano sempre fra i primi della classe.

Gli anni passarono come un baleno, ed ancora ragazzo con i calzoni corti, dovette abbandonare la scuola per seguire il babbo ed aiutarlo nella vecchia e polverosa bottega di fabbro.

Erano gli anni che la gioventù inconsciamente, fischiettava per le strade e per le piazze, il triste motivo di "faccetta nera" mentre nella lontana Africa, morivano tanti giovani per dare all'Italia l'Impero.

Le condizioni degli operai e degli artigiani peggioravano a Luzzara, lunghe file di disoccupati si raggruppavano nella piazza sempre in attesa di un'occupazione qualunque, pur di recuperare qualche lira e potere sfamare la propria famiglia.

Il babbo ebbe a mezzadria un pezzo di bosco e così abbandonò definitivamente l'incudine ed il martello e la sua bottega spaziando oltre la polvere nel verde dei salici e dei pioppi, al canto degli uccelli che si rincorrevano da un ramo all'altro, in una dolce armonia di canti e di colori.

L'ardore della giovinezza gli faceva apparire ogni cosa bella e con gli amici passava giorni di gioia e di felicità.

Ma come tutte le cose belle, hanno una vita breve; così anche la sua giovinezza sfiorì prima ancora che il tempo la imporpori.

La guerra travolse ogni cosa: il lavoro, le case, le famiglie e gli affetti.

Una parte della migliore energia venne mobilitata al servizio della guerra che crea dolore e distrugge ogni ragione di vita, gli altri che non avevano ancora l'età (Enzo fra questi) vivevano alla giornata chinando la fronte , errando da un paese all'altro alla ricerca di una misera occupazione che non ha il sapore della gioia di un lavoro redditizio, ma soltanto il malinconico conforto di un tenue compenso per vivere, perché vivere era indispensabile.

La guerra andava distruggendo i sentimenti di solidarietà, l'amore, la bontà ed i più eccelsi valori individuali che stanno alla base della ragione della stessa esistenza.

Erano gli anni del vitto razionato, dei bollini annonari, delle tessere colorate, alla ricerca sfrenata di pane e di qualsiasi cosa per poter vivere alla giornata.

"Vincere", a caratteri cubitali, stava scritto sulle facciate delle case ove il vento della tempesta demoliva le pareti, ed il fuoco dell'affetto non ardeva più.

Nonostante fosse stato riconosciuto inabile al sevizio attivo, venne chiamato per servizi sedentari ed inviato a Bologna ove rimase sino all'8 Settembre 1943.

In quei giorni burrascosi riuscì a raggiungere con alcuni amici la natia Luzzara, dove la mamma ed il babbo lo attendevano con ansia ed... a braccia aperte.

Riprese il lavoro di prima finche non venne mobilitato al lavoro nell'organizzazione della T.O.T.

Chi lo conobbe non può dimenticare quel volto, quegli occhi che mai furono sfiorati dall'ansia e dalla preoccupazione ma atteggiati sempre al sorriso bonario e sereno.

Sobrio nei suoi gesti come lo sono i lavoratori della nostra terra, era cresciuto in una famiglia di modeste origini ma di nobili sentimenti.

In quella casetta ai piedi dell'argine del Po non aveva certamente trovato, lui fanciullo, gli agi e i trastulli di tanti suoi coetanei, ma già da quei primi anni della sua vita aveva compreso la durezza di una esistenza fatta di lavoro e di sacrifici che i suoi genitori affrontavano ogni giorno per mantenere dignitosamente la numerosa famiglia.

Verso la metà di Aprile nel 1945 un grande numero di militi delle Brigate Nere circondò e rastrellò l'intero paese.

Anch'egli venne catturato e trasportato a Reggiolo.

Fu in quella sede che gli istinti bestiali degli aguzzini fascisti, si manifestarono in tutta la loro brutalità.

Sopportò percosse e torture senza mai voler rispondere alle iene fasciste

Fucilato assieme ad altri il 14 Aprile 1944.

Questo il suo testamento spirituale:


"Ai miei cari tutti e paesani, muoio per un solo ideale di bontà e pure pace eterna.
Pensieri, baci, abbracci.
Enzo"


Enzo apristi gli occhi quando il sole di raggi muto era, Tu che non chiaro hai veduto le bellezze del Creato, fra le gioie di quanto natura dà caro.
Nel duro sacrificio del silenzio sapesti forgiarti nel più santo ideale di libertà di giustizia.
Ti sei spento prima che spuntasse l'alba di questo giorno che non avrà più tramonto.
L'olocausto tuo, rimarrà l'eterna luce per i Posteri.

 

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