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ARNOLDO AVANZI

Arnoldo Avanzi


Avanzi Arnoldo di Menelicco, cl.1922, residente Luzzara, arruolato il 26/6/1944 nella 77ma Brigata S.A.P., caduto in combattimento a Reggiolo il 17/4/1945.

Arnoldo nacque a Luzzara, nella Casa del Popolo, nello stesso giorno in cui vi furono le esequie di un caro compagno socialista: Arnoldo Fortichiari.

Era il 17 Aprile 1922.

All'età di 6 mesi i genitori emigrarono in Argentina e lo portarono con sé.

Rimase lontano dalla Patria fino al Giugno 1926.

Ritornato a Luzzara frequentò l'Asilo e le Scuole Elementari normalmente, continuando gli studi alle scuole tecniche di Guastalla conseguendo la licenza di Quarta Istituto Tecnico.


Si dimostrò sempre diligente e volenteroso.

Nel 1940 si impiegò in qualità di Segretario del Caporeparto presso le Officine Reggiane.

Impiegava il suo tempo libero studiando musica e faceva parte del Corpo Bandistico Comunale di Luzzara.

Chiamato alle armi nel Settembre del 1942 fu assegnato all'aeronautica militare.

Dopo l'armistizio, non avendo obblighi militari, tornò a casa dove cominciò a cercarsi un nuovo lavoro.

Nel Dicembre del 1943 si impegnò presso l'Ufficio U.P.S.E.A. di Luzzara presso il quale lavorò fino al giorno in cui venne arrestato: l'8 Aprile 1945.

Cominciò giovanissimo a seguire le orme del padre avversando il regime fascista.

All'inizio del 1944 si organizzò volontariamente insieme ad altri giovani luzzaresi nel movimento partigiano, partecipando con vivo impegno a molteplici attività.

Ma ben presto la sua opera fu stroncata, perché nell'Ottobre dello stesso anno fu arrestato insieme ad Ermes Ferrari ed alla signorina Tagliavini Doralice (Kira) per aver aiutato un militare inglese paracadutato nella zona.

Venne subito rilasciato, anche se da quel momento fu segnato a dito e considerato uomo pericoloso.

Infatti quando avvenne la fucilazione di Franco Filippini fu costretto a fuggire da casa insieme a Walter Compagnoni e, dopo aver vissuto per un po' di tempo nel bosco, andò a Milano dove rimase fino al Febbraio del 1945.

Due mesi dopo venne arrestato nella Sede del Municipio di Luzzara e portato all'Ufficio Politico della Brigata Nera "Pappalardo" a Reggiolo.

Fu torturato, seviziato e quindi fucilato presso il muro di cinta del Cimitero di Reggiolo.

Questa, in poche parole, tutta la vita di Arnoldo, ragazzo semplice, onesto, buono a cui si può imputare solo che, fin da giovane, cercò di seguire i suoi ideali patriottici.

La sua semplicità e la sua onestà traspaiono da una lettera che scrisse ai genitori pochi giorni prima di morire, lettera che è stata ritrovata dai muratori nella camera di tortura dopo la Liberazione.

 

13-4-1945

"Carissima mamma
mi trovo ancora qui a Reggiolo, in attesa di essere giudicato con le relative conseguenze.
Fatti coraggio e se la giustizia degli uomini sarà come quella di Dio vedrai che non mi sarà attribuito del male che non ho fatto. Sono qui con Ferrari, che pure lui saluta tanto i suoi cari."

 

Ancora più profondo e pieno di alti valori è il suo Testamento Spirituale:

"Carissimi, non piangetemi, sono morto per la mia idea senza però fare nulla di male alle cose ed agli uomini. Non odio nessuno e non avrò rancore per alcuno.
Arrivederci in cielo.
Arnoldo"

 

Arnoldo, noi affermiamo il valore del vostro supremo sacrificio, rimarrà un patrimonio ideale che non verrà perduto.

Il lavoro, la lotta di ogni giorno, forgeranno nuove energie per onorarti, per ricordarti per sempre.

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